Annunciato il vincitore del concorso per la scultura del cammino

CONCORSO PER SCULTURA DA POSIZIONARE SUL CAMMINO DEI BRIGANTI

LA GIURIA HA DECISO: IL VINCITORE é CESARE PERGOLA CON L’OPERA “LA CAROVANA SUL CAMMINO”

La giuria ha scelto. Tra 15 progetti, tutte opere interessanti, che rispondevano alla richiesta di una scultura che rappresentasse il cammino e ne diventasse uno dei simboli. Da porre in montagna, in uno dei luoghi più panoramici e belli del cammino, ma accessibile con una strada sterrata. Sul confine tra il Comune di Sante Marie e il Comune di Tagliacozzo, sulla montagna a metà strada tra i paesi di San Donato e Scanzano. In questo stesso posto il progetto di valorizzazione prevede la ristrutturazione dell’antico fontanile, e l’apposizione di un piccolo edificio di legno aperto, utile come riparo diurno e bivacco di emergenza notturno.

La giuria era composta da: Luigi Nacci di Trieste, scrittore, guida ed esperto dei cammini verso Santiago de Compostela; Mariangela Mattia di Belluno, esperta d’arte e restauratrice professionista; Nando Nasi, grafico con lunga esperienza, tra l’altro autore del logo del Cammino dei briganti; Luca Gianotti, creatore e coordinatore del Cammino dei Briganti.

La giuria ha espresso grande soddisfazione. Non ci si aspettava una risposta così di qualità. La decisione sull’opera vincitrice è stata altresì unanime. Ha vinto l’opera di Cesare Pergola intitolata “La carovana sul cammino”.

L’opera è appunto una carovana, guidata da un brigante che conduce un mulo. Seguono due camminatori moderni, e uno stuolo di animali selvatici delle montagne abruzzesi: l’aquila, la volpe, il lupo, il camoscio e l’orso. L’originalità dell’opera è che sarà prodotta con un ferro corten traforato, dando leggerezza e trasparenza, e quindi avendo un impatto sul paesaggio minore, una presenza delicata. La giuria ha voluto premiare anche la coerenza stilistica dell’autore, il cui tratto distintivo è proprio quello di lavorare con materiali traforati, rendendolo riconoscibile.

Cesare Pergola è architetto e artista multimediale di 70 anni, di origini molisane, è nato a Limosano. Ma vive tra Firenze e San Paolo del Brasile. In Brasile ha fondato e diretto la Galeria Belvedere a Paraty (Rio de Janeiro) e il Festival Internazionale di Arte Contemporanea di Paraty, coinvolgendo oltre 500 artisti.

Al vincitore andrà il premio in denaro di 700 euro, e l’opera verrà realizzata coi fondi del bando regionale sui cammini del 2025, bando della Regione Abruzzo.

Pergola ha appreso la notizia direttamente da Luca Gianotti, che lo ha chiamato a San Paolo in Brasile.

La giuria ha utilizzato una tabella di calcolo molto precisa per valutare i cinque aspetti richiesti dal bando: rilevanza dell’opera, originalità, fattibilità, curriculum, impatto. E per tutti è stato evidente che l’opera di Pergola meritava la vittoria. Ma anche altre opere si sono distinte, in particolare la giuria vuole nominare le opere classificate al secondo e al terzo posto.

Al secondo posto l’opera di Monica Brignole Genoni, di Lainate (Milano), nome d’arte Brimon, rappresenta un bivacco con quattro briganti intorno a un fuoco. L’opera invita a sedersi, perché alcuni massi sono vuoti. Ed è un’opera sonora perché alcune canne sono vuote e suonano al vento.

Al terzo posto l’opera di Fabrizio Maffei di Fabriano (Ancona), dal titolo “Io brigante” è una scultura metamorfica, che cambia soggetto a seconda del punto di vista da cui viene osservata: cinque figure umane, che viste da un lato sono briganti, viste da un’altra prospettiva diventano camminatori.

La giuria si augura che queste due opere, che ricevono una menzione speciale, vengano prese in considerazione per una futura possibile creazione e installazione, in luoghi diversi del cammino stesso. Meriterebbero sicuramente e il cammino ne trarrebbe vantaggio, diventando un museo di opere all’aria aperta. La giuria si augura che altre amministrazioni sensibili colgano l’occasione di questi progetti già pronti. E ringrazia tutti i partecipanti al contest, che hanno lavorato con impegno producendo opere molto curate.

Il sindaco di Sante Marie Lorenzo Berardinetti ha ringraziato la giuria per il lavoro puntuale e importante che ha svolto, e si complimenta con il vincitore.

Il sito web di Cesare Pergola: http://www.cesarepergola.com/
Qui un video sul suo curriculum artistico: https://www.cesarepergola.com/02-ABOUT.html

Un bozzetto dell’opera vincitrice collocato in ambiente.

Un bozzetto dell’opera vincitrice collocato in ambiente.

Bozzetto dell’opera seconda classificata

Bando concorso per scultura sul cammino

Nell’ambito del progetto di valorizzazione dei cammini finanziato dalla Regione Abruzzo, il Cammino dei Briganti invita gli artisti a candidarsi al concorso per l’installazione di una scultura pubblica sul cammino. Il concorso consiste nell’ideazione di un’opera d’arte da collocarsi in area di montagna sul cammino stesso. Può trattarsi di una scultura o di un’installazione realizzata in qualsiasi materiale diverso dal legno. Privilegiato l’acciaio corten o il ferro.

Obiettivo del concorso

L’obiettivo del concorso è quello di stimolare la creatività e il dialogo artistico attraverso la realizzazione di sculture pubbliche.

INFORMAZIONI DI BASE

Partecipanti: il concorso è aperto a tutti gli interessati.

Durata: fino al 30 ottobre 2025

Luogo dell’installazione: l’area panoramica a metà della settima tappa del Cammino dei Briganti, in località acquedotto CAM, comune di Sante Marie. Luogo raggiungibile in fuoristrada.

Tema: Cammino dei Briganti

Vorremmo che l’opera diventi simbolica e iconica come la scultura posta lungo il Cammino di Santiago in località Alto del Perdòn. Quest’opera realizzata dallo scultore José María Acuña resiste da più di 30 anni, ed è diventato uno dei luoghi simbolo del cammino. Rappresenta pellegrini di ogni epoca, che marciano verso Santiago. Allo stesso modo ci piacerebbe immaginare i briganti che si fanno accompagnatori dei viandanti di oggi, gli indicano la via, o cose simili.

L’opera deve essere pensata per resistere alle intemperie e ai rischi di vandalismi, essendo posta in luogo pubblico e non custodito.

Condizioni di partecipazione:

  • Sono invitati a partecipare scultori di ogni provenienza.
  • Il valore della scultura deve essere sostenibile con i fondi del progetto (massimo 9000 euro per fornitura e posa in opera).
  • Sono ammessi tutti i materiali ma è privilegiato il ferro o l’acciaio Corten.

Obblighi dell’organizzatore:

  • Fornire una visita guidata del luogo in cui saranno situate le sculture, previo accordo.
  • Far costruire la scultura da una ditta locale, in accordo con l’artista.
  • Fornire i mezzi per il trasporto e la posa in opera della scultura nel luogo designato.
  • Fornire un premio da versare sul conto bancario dell’artista vincitore del concorso al termine dell’opera. Il premio è di 700 euro. Non sono previsti altri contributi per gli artisti concorrenti.
  • Assicurare la presentazione e la promozione dell’opera d’arte al pubblico.

Criteri di valutazione:

Nel valutare le proposte, il comitato terrà conto dei seguenti criteri:

  • Rilevanza del tema (40%):
    • La chiarezza e l’innovazione con cui la proposta riflette il tema “Cammino dei Briganti”.
    • Interpretazione e simbolismo che si rivolge a un pubblico sia locale che più ampio.
  • Originalità artistica (20 %):
    • Innovazione nel concetto e nell’esecuzione.
    • Uso creativo dei materiali e valore estetico della scultura.
  • Fattibilità tecnica (25%):
    • Valutazione della fattibilità della proposta nell’ambito del budget assegnato.
    • Resilienza e durata dei materiali in relazione all’ambiente pubblico.
  • Referenze e professionalità dell’artista (5%):
    • Esperienze precedenti e sculture pubbliche realizzate.
    • Qualità del portfolio e dei risultati ottenuti nel campo della scultura pubblica.
  • Impatto sullo spazio pubblico (10%):
    • Come la scultura influenzerà l’ambiente circostante e l’interazione con i visitatori.
    • Coerenza con l’ambiente naturale.

Documentazione richiesta al momento della candidatura:

  • Curriculum Vitae (CV) con un’enfasi sulle referenze nel campo della scultura pubblica.
  • Portfolio con documentazione di opere d’arte precedentemente realizzate.
  • Concetto della scultura (massimo 3000 caratteri).
  • Specifiche tecniche della scultura proposta.
  • Schizzo o fotografia del progetto concettuale.
  • Dettagli di contatto.

Termine di presentazione delle domande:

  • Le domande devono essere presentate entro il 30 ottobre 2025.

Candidature e contatti:

  • Le domande devono essere inviate a: info@camminodeibriganti.it
  • Ulteriori informazioni: Luca Gianotti (info@camminodeibriganti.it)

I candidati selezionati saranno informati della decisione della commissione entro il 1 dicembre 2025.

L’esperienza di Gianstefano sul cammino

Cammino dei briganti
Abruzzo, prima settimana di Ottobre.

Questo non vuole essere un diario di un percorso fatto insieme alle mie sorelle, ma un percorso familiare , un ritrovamento tra fratelli non normale come una cena, un caffè, quattro chiacchere, un pranzo con i nipoti a Natale o in altre occasioni che ci sono state e ci saranno ancora in una famiglia unita e che sta bene insieme.

Un ritrovamento non usuale quindi: sei giorni insieme in cammino, alla fine delle tappe in un solo ambiente mangiando, riposando e dormendo insieme, condividendo ogni momento della giornata senza dover parlare e non sentendo l’imbarazzo del silenzio, rispettando i pensieri di cascuno di noi, condividendo qualche volta ricordi comuni o sensazioni, commentando i sentieri o i boschi attraversati e anche la pioggia che insieme ci ha bagnati. Abbiamo scoperto insieme, anche senza volerlo, comportamenti e approcci alle cose, che di noi non conoscevamo o delle quali ci eravamo dimenticati: ed è stato bello.

Il diario delle giornate di cammino lo farà meglio di me Assunta, se vorrà farlo insieme a Elisabetta.

Vorrei invece scrivere di qualche momento, di qualche posto visto che mi ha particolarmente colpito: non sono mancati in questo viaggio, perchè di viaggio si tratta, non di banale escursione nei boschi o di sentieri percorsi, e tantomeno di quello che è di moda chiamare “trekking” in quella neolingua che non condivido.

Camminare: questa parola riassume il significato di questo viaggio e non solo per l’ovvia ragione che il cammino è stato il principale motivo e la ragione primaria di questa avventura; cammminare viaggiando dà un aspetto diverso all’atto fisico dell’andare da un posto all’altro: si cammina in molti modi, andando a fare la spesa, a comprare il giornale, passeggiando per la città. Ma tra una partenza e un arrivo in tante tappe in un percorso motivato da un progetto di viaggio, l’atto fisico del cammino e la fatica che l’atto genera diventa valore in sé: ti consente di stare solo con te stesso nei tuoi pensieri; camminando senti la terra,senti la differenza tra i terreni, senti la loro storia fatta da innumerevoli passi prima dei tuoi, passi di viandanti, di pellegrini, di soldati, di antiche transumanze. Camminare ti consente di vedere le cose che incontri, siano panorami, muri, boschi antichi villaggi,da un punto di vista che solo il camminare te ne dà possibilità e che la fatica valorizza. E il camminare è strettamente associato al silenzio: nel silenzio i sentieri parlano e ti raccontano di chi di li è passato, senti gli alberi dei boschi che si parlano tra loro, senti le foglie secche che calpesti e il rumore dei ciottoli che il tuo passo sposta, l’aria che respiri e che passa tra i rami e le foglie degli alberi. Compagno indispensabile in questo viaggio, e in altri viaggi, è lo zaino: prepararlo e affardellarlo è già l’atto che ti prepara al percorso annunciato, caricarlo sulle spalle è l’inizio di qusto percorso che è tuo e si genera con la fatica del cammino; scaricarlo e la leggerezza delle spalle libere dal peso, è la conferma che quella fatica valeva la pena di essere fatta; in più il il peso dello zaino ti regola il passo e lo rende più sicuro.

Camminare in un viaggio quindi: in un territorio a me sconosciuto, nel silenzio delle sue montagne e dei paesi abbandonati; il silenzio dei boschi non rotto da turisti rumorosi, ma da viaggiatori come noi che probabilmente, come noi, sentivano necessità di rispettarlo.

Anche nei paesi vuoti, con le porte e le finestre chiuse, il silenzio consentiva di leggere la loro storia e il loro divenire in un tempo fermato: le abitazioni decadenti ammassate in una urbanistica antica condivisa con rovine dei terremoti parlavano di chi se ne era andato.

Ecco, il mio ricordo più importante di questo viaggio è questo silenzio dominante, e anche Assunta ed Elisabetta credo condividessero questo aspetto perchè le parole e i discorsi tra noi erano, istintivamente solo quelli necessari: solo in una casa di tappa, incontrando l’unico gruppo di esursionisti trovati nel viaggio, ci perdemmo con loro in una chiaccherata lunga, forse per uscire da questo silenzio.

Non sono propenso a usare parole come magia, momenti o luoghi magici, eppure in questo viaggio alcuni di questi luoghi, queste parole sono adatte a descriverli: non sono estraneo a queste sensazioni provate in altri percorsi, in altre montagne, percorrendo altri sentieri e in altri boschi; sono convinto, senza andare in inutili spiritualismi o sciocchi romanticismi, che esistano, nel sottosuolo, linee di forza, punti di incontro di queste linee telluriche che favoriscono il recepire sensazioni non comuni; del resto, meglio di quanto io non potrò mai fare, queste sensazioni li descrive Paolo Rumiz in uno dei suoi ultimi libri: “Una voce dal profondo”; non si spiegherebbero altrimenti le collocazioni in luoghi sperduti e spesso irraggiungibili, di chiese, monasteri, cappelle, eremi, villaggi antichi isolati che non sono lì collocati meramente per ragioni di difesa. E tutto questo nei secoli cosiddetti “bui”, i secoli del romanico con la sua potenza architettonica a protezione delle antiche strade e asilo a monaci pelegrinanti. Non mancano gli esempi di questi nodi di potenze profonde da me sentite: Monserrat e San Pere de Roda in Catalogna; san Gilles, Suillac, Mont San Michel in Francia; Sacra di San Michele , l’Isola di San Giulio sul lago d’Orta, Il santuario di Oropa con la sua Madonna nera che richiama Monserrat; un particolare accenno alla chiesa di San Giovanni sul Montorfano sopra il lago di Mergozzo: che ci facesse questa magnifica chiesa dell’XI secolo su un terrazzamento tra pareti scoscese di granito in completo isolamento, non ha spegazioni diverse che questi punti di forza. Altri sono gli esempi che avevano ben compreso i Benedettini che da Norcia, terra di terremoti, si diffusero in Italia e in Europa seguendo un percorso che ancora Rumiz ben descrive in un altro dei suoi libri di viaggi. “il filo infinito”

Ecco, nel nostro viaggio, alcuni di quei punti di forza, presenti forse solo nella mia immaginazione:

il fontanile romano prima di arrivare ad Alba Fucens, città romana fondata nel terzo secolo a.c. Il luogo archeologico, ben conservato e visitabile, dà dimostrazione della sua importanza economica e strategica nei secoli fino al medioevo. In cima al colle sovrastante il sito, c’è una chiesa costruita fin dal settimo secolo, sulle rovine di un tempio romano utilizzando i materiali della città, in particolare le colonne del foro che sorreggono la navata principale, e ricostruita dopo un terremoto. Non siamo riusciti a visitarla, ma basta la sua struttura esterna a darne merito e valore. Siamo arrivati al fontanile romano sotto la pioggia uscendo da una stradina cupa in una atmostera di attesa: il fontanile non è restaurato: da un alto muro di pietre squadrate sporgono due tubi dai quali esce l’acqua che cade nelle vasche con funzione di lavatoi, il tutto d’epoca originale e mantenuta nel tempo. L’unica cosa non d’epoca romana è una stupida tettoia di cemento novecentesca. Il luogo è abbandonato, la mancanza di restauro e l’abbandono lo rende affascinante: le pietre coperte di muschio, la pavimentazione di pietre sconnesse immerse nell’acqua per la giornata di pioggia, le vasche con il muschio galleggiante, perfino l’estraneità della tettoia di cemento ne danno un senso di mistero. Non si può fare a meno di pensare alle lavandaie romane che scendevano a usare quelle vasche, e la tettoia estranea si collega alle lavandaie che salivano dal paese sottostante a fare lo stesso lavoro, uguale a quello di duemila anni fa.

La pioggia e il semibuio della giornata umida aumentava quell’aspetto misterioso e fortificava la mia convinzione che non sempre il restauro sia utile per dare una lettura storica dei monumenti anzi, spesso li mortifica con una visione didascalica seppur corretta e toglie agli stessi luoghi la vita vissuta.

Quell’ambiente che ho cercato di descrivere mi ha ricordato le stampe del settecentesco Piranesi, mirabile esempio di descrizione di luoghi vissuti.

Nella tappa che ci porta a Massa d’Albe, incontriamo la chiesa romanica: una delle più belle chiese che, un appassionato di romanico quale sono, abbia mai visto.

Ancora, la collocazione sul territorio riprende quanto scrivevo prima: senza apparente ragione economica o altro, la chiesa sta lì nel vuoto disabitato, in un ambiente splendido alla fine di una strada sterrata che scende da un altopiano verde di erba e di pini mughi dove si sentivano i cervi bramire nelle lotte per le femmine.

Certamente la chiesa è stata rifugio, ospitalità di viandanti e di chiunque nei secoli passasse di lì, ma il nodo di quelle forze sotterranee è la prima ragione della sua collocazione, dimostrata dal profilo del tetto che si allinea con il profilo del monte Velino, allineamento certamente voluto dai costruttori: la potenza del profilo del monte si trasmette alla chiesa la cui facciata ne riceve la forza.

Riusciamo a farcela aprire ed entrando si resta a bocca aperta per la bellezza delle strutture: di un bianco abbagliante dovuto alla polvere di marmo spalmata su colonne, muri, archi, capitelli; strutture pulite, senza contaminazioni successive come spesso accade.

Bianco reso più vivo da una trave di legno scuro e scolpito in bassorilievo che traversa la navata sopra l’altare, e dagli affreschi sapientemente collocati sulle pareti, anche questi magnificamente conservati. Bianco che riceve la luce dalle finestre e la diffonde in tutto l’interno eliminando quasi le ombre e il buio che fanno così parte delle architetture romaniche e della loro mistica.

La sapienza e le capacità dei costruttori rendono il silenzio interno vivo, risonante dell’eco dei canti gregoriani che l’hanno riempita; le decorazioni in bassorilievo sentono di inserimenti di cultura islamica dovuti ai benedettini di cui la chiesa fu proprietà per secoli.

La vista di questo capolavoro meritava e giustificava l’intero viaggio.

Due esempi tra i molti che hanno avuto importanza in questo viaggio, che si avvalorano dei sentieri che li collegano: sentieri, stade sterrate, brevi tratti di asfalto; percorsi in ambienti con caratteristiche diverse: boschi, praterie, prati alti, coltivazioni, allevamenti, paesi abbarbicati sui pendii di colline. Camminare da senso a tutte queste diversità ambientali, ne coglie i significati e la storia: raggiungere quella chiesa in automobile non consente la stessa lettura che è resa possibile con il deposito dello zaino dopo una lunga camminata; forse sta anche in questo il successo che i Cammini e i Pellegrinaggi stanno ritrovando.
Sentieri come quello che ci ha consentito di scendere in un antico faggeto in un vallone scuro, sentiero con tornanti stretti per la forte pendenza, che passava accanto a faggi centenari; un dirupo senza sottobosco, come tutti i faggeti, di terra nera umida e quasi buio per il tetto di foglie alte sui tronchi lisci che partivano dal tronco di base altrettanto nero e cosparso di muschio.

O un altro sentiero che percorreva un canyon, una sorta di taglio nella dorsale di una collina, profondo e stretto, di faticosa risalita, con scaloni di pietre che si dovevano arrampicare; ma la fatica necessaria per percorrerlo è stata compensata dall’uscita in boschi di pini mughi, le radure cosparse di funghi e l’arrivo in praterie piene di sole.

Ancora, queste praterie si raggiungono traversando un lungo muro di pietre a secco che parla della fatica dei pastori che l’hanno costruito raccogliendo le pietre disseminate nei prati e accumulate con antica sapienza come raccontano i terrazzamenti e gli antichi alpeggi che danno senso alla storia e alla fatica del vivere nelle nostre montagne.

Questa fatica la senti nel silenzio rotto dal rumore delle tue scarpe sui ciottoli o nella morbidezza dell’erba nei sentieri che ti portano da una tappa all’altra e nel piacere di toglerti lo zaino dalle spalle all’arrivo dove ti aspetta la accoglienza di persone straordinarie.

Mi auguro che questo cammino mantenga queste caratteristiche di viaggio attraverso la sua storia, e non sia rovinato dal chiasso di un turismo cieco e sordo, ma la oggettiva difficoltà di percorrenza forse seleziona e selezionerà chi lo percorrerà.

Gianstefano BoraniI

Faggeti

Cattedrali di alberi
Colonne di fusti puliti,
navate di foglie verdi e viola,
che diventano tappeti rossi
d’autunno.
Squarci tra i rami e le foglie:
finestre istoriate dove passa il sole,
macchie di luce che illuminano,
luci di giorno abbaglianti.
Di notte riempiti di stelle e di luna.
Misteriosi silenzi, fruscii di foglie secche;
antiche sacralità nutrite
dal liscio dei tronchi e dall’altezza dei rami.
Boschi di faggi col suolo pulito da erbe,
e con colori di fiori
protetti da foglie rosse che cadono
silenziosamente coprendo la terra
e le radici dei tronchi che corrono,
prendendo i massi con forti spire.
Boschi di faggi: arcani silenzi e mistero.

Il silenzio

Il silenzio cercato nei boschi
e nei sentieri che li tagliano;
il silenzio formato da rumori,
rumori tranquilli di foglie che nascono
sui rami in primavera;
e che cadono nel tempo d’autunno.
Silenzio di piante che mormorano
le parole nell’aria che filtra tra i rami.
Scricchiolii di rami secchi
intrecciati da rampicanti,
che li tengono vivi
nel verde delle foglie.
Il silenzio dei fiori che si mescolano
al verde dell’erba dei prati,
e rompono i tappeti gialli tra le piante.
Silenzio di rigagnoli che scorrono
timidi e formano pozze umide

nei sentieri rotti dal tempo e dai passi.
Il silenzio che sale dalle valli
profonde e scure,
ancora immerse nel buio notturno
riempito dai rumori
che la notte porta con sé,
per donarli al giorno
che li muta e li schiarisce.
Silenzio del cammino nell’ombra
non ancora rotta dalla luce,
silenzio dei passi nella luce del sole
che riscalda e toglie l’umidità dell’alba.
Silenzio di antichi alpeggi
che risuona di voci e di fatica

nelle pietre diroccate;
muri che guardano altri muri
e insieme guardano il vuoto davanti a loro.
Rumori leggeri che ti prendono
e riempiono il vuoto dei pensieri.
Silenzio di pensieri e di parole non dette,
trattenute dalla solitudine del cammino
Parole inutili, rumori molesti
estranei alla pace degli altri rumori.

Camminare

Camminare nel silenzio,
nel silenzio dei boschi.
Nel silenzio dei colli.
Camminare sui sassi
dei sentieri
che segnano i monti,
sugli acciottolati
che percorrono i colli.
Antichi percorsi
nel profumo e nel colore
di foglie d’autunno.
Nella luce del sole
filtrante dai rami.
Camminare,
accompagnati dai pensieri,
dalla pace di sé,

dalla bella fatica,
dal rumore del fiato e dei passi.
Camminare…

Lettera di complimenti

Buon pomeriggio,
vi scrivo dopo aver terminato il cammino che ho percorso insieme alla mia amica Paola tra lunedì e venerdì della scorsa settimana. Ho atteso qualche giorno per far decantare le tante emozioni che mi hanno pervaso durante questa esperienza.
Vi ringrazio per aver aperto quei meravigliosi paesaggi e quel territorio incontaminato a noi camminatori.
Ci siamo sentite sempre sicure, abbiamo notato e apprezzato la cura della segnaletica e la pulizia dei sentieri. Abbiamo percepito che dietro questo cammino c’è un grande lavoro di rete, portato avanti con passione, entusiasmo e tanto amore. Non ultimo, siamo state letteralmente sopraffatte dall’umanità dei borghi, che pur provati dallo spopolamento, sono popolati da abitanti che ci hanno sempre accolto con il sorriso, la generosità, il piacere di condividere pezzi di vita vissuta. Nulla di scontato al giorno d’oggi, soprattutto per chi viene da contesti più urbanizzati ma guarda con nostalgia a un mondo fatto di relazioni autentiche in contesti più adatti ad una vita lenta.
Dunque ancora grazie, sono tornata a casa con gli occhi pieni di meraviglia e il cuore pieno di buone sensazioni. Un grande regalo, questo cammino.
Un caro saluto a tutti e tutte voi e l’augurio di buona vita.

Anna Rita da Udine

Radio24: il Cammino dei Briganti edizione inclusiva nel programma “Grand Tour”

Intervista a Luca Gianotti andata in onda domenica 14 aprile 2024. Il tema è il cammino inclusivo organizzato da Compagnia dei Cammini e Noisy Vision, in cui per la seconda volta (la prima edizione fu 2 anni fa) si percorrerà il Cammino dei Briganti per intero, con un gruppo composto da vedenti, ipovedenti gravi e non vedenti.