Il cammino del professor Claudio Cernesi da Modena

Il Cammino dei Briganti

Mi siedo e inizio a scrivere del Cammino dei Briganti

In realtà mi esce questa riflessione che poco narra del percorso in sé ma … perché no ?

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La storia è come le persone

Che per conoscerle devi ascoltare ciò che dicono ma anche ciò che sta “tra le righe”

E a volte son proprio le cose minori a rivelarti il sapore di una persona

Il tono della voce, un brillare degli occhi, lo sguardo che si commuove oppure un episodio narrato così … come se niente fosse ma in cui si intravvede un sentiero che porta dentro,  che porta a scoprire paesaggi inesplorati forse alla persona stessa

Qui sull’Appennino Reggiano c’è un piccolo borgo

Si chiama Cervarolo e tutti qui lo hanno sentito nominare, non fosse altro che a lui sono intitolate molte vie,  un po’ dappertutto

E’ un borgo della memoria

Racconta un pezzo di storia della seconda guerra mondiale quando la linea Gotica passava da queste parti

E i partigiani operavano efficacemente contro le truppe nazifasciste

Ci furono rappresaglie e una toccò a Cervarolo

Fu brutale e sanguinosa … come tante altre

Se andate nella borgata, là in alto, sotto al crinale che separa dalla Toscana e vi fermate nell’aia dove furono raggruppati e uccisi tutti gli uomini presenti quel giorno vedrete due targhe

Una elenca i nomi dei morti e sotto ne vedete un’altra,  scritta in tedesco e italiano

Vennero a posarla i figli dei soldati che uccisero quei civili inermi

Chiedono scusa e perdono ai figli degli uccisi per quel che i loro padri fecero

Quando la vidi pensai a quanto quella targa raccontava

Parlava di memoria non cancellata e nascosta, parlava di responsabilità, parlava di coraggio, il coraggio di chiedere perdono e parlava anche di speranza, di poter piangere insieme e riconoscersi al di là e oltre l’accaduto, di poter ricominciare.

Che l’Italia sia un Paese povero di memoria è storia nota così come è arcinota la frase “Chi è senza memoria ripete gli stessi errori”

A scuola la storia si studia come si sa

Quasi mai appaiono le  storie di vita, di come le persone han vissuto le date e i passaggi storici

Le testimonianze son rare e quasi assenti

“Chi costruì Tebe dalle sette porte?” chiedeva già il “lettore operaio” di Brecht. Le fonti non ci dicono niente di quegli anonimi muratori: ma la domanda conserva tutto il suo peso”.

Anni fa fece epoca il libro “Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del ‘500” di Ginzburg

E’ la visione del mondo di un mugnaio friulano mandato al rogo dall’Inquisizione alla fine del Cinquecento

Vi si intravedono credenze popolari,  oscure mitologie contadine innestati in un complesso di idee estremamente chiaro e conseguente che permette di vedere una cosmogonia popolare contenente aspirazioni utopistiche di rinnovamento sociale, ad attese millenarie di giustizia

La storia è storia di storie

A me han sempre interessato gli episodi minori, quelli “tra le righe”

Chissà dove portavano

Il brigantaggio mi sembrava un po’ un Far West  Italiano, che già a immaginarsi le terre Lucane, Molisane, Calabresi  nel  1800 si viaggiava assai con la fantasia:  ampi territori disabitati e inospitali, pastori erranti, gente a cavallo, animali selvatici etc etc

Già in passato avevo percorso queste terre alla ricerca di qualche storia di briganti e avevo trovato una memoria ancora viva, piccole case editrici che pubblicavano storie di personaggi sconosciuti, borghi isolati in cui si entrava in punta di piedi

E poi Silone, i cafoni dimenticati…

Come si rappresenta il brigantaggio la gente che vive in quei luoghi d’Italia?

Come appartiene alla storia di questo paese?

Quando ho visto la proposta del “Cammino dei briganti” è stato un attimo

Lo faccio !

Cammino da molti anni e da molti anni porto persone in Senegal

Perché?

Perché conoscere è un concedersi e un concedere tempo, è dare tempo al tempo

E dopo la mia permanenza in quelle terre mi si propose l’idea che nell’incontro con un altra cultura l’obiettivo reale non è tanto quello di capire come sia fatto l’altro quanto il cogliere qualche elemento in più rispetto al come siamo fatti noi, al come sono fatto io.

E iniziai a proporre progetti per la conoscenza tra la cultura occidentale e quella africana per apprendere l’uno dall’altro e tra questi l’organizzazione di un viaggio di conoscenza

Nel corso dei viaggi, tra le persone che ho avuto occasione di accompagnare, ho visto che apparivano al viaggiatore sprazzi di un’Africa inaspettata, fuori dell’immagine stereotipata che la vuole in perenne stato di miseria, carica solo di affascinanti immagini selvagge e relegata nella non conoscenza della cultura delle persone che la abitano.

Incontrava l’Africa degli sguardi e dei tempi lenti, della solidarietà e della serenità, del gusto della relazione con l’altro, l’Africa che educa i suoi bambini con la pedagogia del dono, che considera la parola come valore altissimo, che sa narrare e che sa ascoltare.

Lo spazio leggero e il tempo lento erano l’esperienza più forte del viaggio cioè l’esperienza dell’incontro

Camminare è incontrare

L’11 agosto è il primo giorno di cammino

Parto dal Casale le Crete per raggiungere Poggiofilippo e il sentiero si addentra in un boschetto ombreggiato

Inizio a gustare il tempo che si rallenta, il silenzio che permette di ascoltare i suoni, il corpo che mi dice come sta

Intravvedo Sorbo prima tappa del percorso che raggiungo verso le 10 di mattina

C’è il sole nella piazzetta del paese, silenzio, vociare di bambini nel parchetto di fianco la chiesa

Mi siedo e scrivo

“Ci son tante Afriche nel mondo

Luoghi in cui il tempo è sospeso.

Un gruppo di bambini gioca nascosto dal sole

Un gioco di parole e vicinanza

La chiesa dorme assopita in attesa che qualcuno la risvegli e la rinfranchi

Le vecchie puliscono casa, spazzano i balconi, ti guardano ferme.

Nessun rumore di motori, musiche, nessun frastuono di fretta.

Si posson sentire i passeri cinguettare, i colombi tubare mentre il sole inizia a sparare luce sui muri

L’occidente è piccolo e invade il mondo con la sua fretta e il suo frastuono

Ma ci son tante Afriche nel mondo, dove il tempo scorre lento e noi in esso ci risposiamo e come sospinti da guide invisibili le cerchiamo

Nei rumori discreti delle cose del mondo anche la nostra anima può far sentire la sua voce”

Claudio Cernesi

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